Ieri primo giorno di
corso pre-parto!
Siccome il corso è di giovedì dalle 14 alle
17 - si, ben 3 ore - ho preso un pomeriggio dal lavoro,mangiato un
panino smilzo senz’ acqua mentre ero in metropolitana e nel
frattempo parlavo al telefono.
Morale: ero distrutta ancor prima di cominciare....
Va beh comunque sono arrivata persino in
anticipo... quando sono arrivata al consultorio mi è stato detto: siediti pure
perchè le altre mamme non sono ancora arrivate.
Dopo un primo momento di smarrimento per esser
stata chiamata mamma, mi sono ripresa comunque. Certo però fa un effetto!
La prima reazione è stata infatti “oddio cosa
ci faccio qui insieme alle mamme?”
Ad alimentare un po’ il mio senso di smarrimento,
non solo il fatto che Pesciolino è solo un’idea che si muove dentro me al
momento, ma forse anche tutte le stigmate sociali che ognuno di noi ha in testa
soprattutto in Italia dove la figura della madre è sacra ma allo stesso tempo pesantissima.
Perchè diciamocelo siamo state tutte cresciute
a pane e di-mamma-ce-n’è-una-sola (alla quale si aggiunge sempre un bel E MENO
MALE), mamma che bello diventare mamma e potersi occupare dei figli e scegli
cosa vuoi essere perchè di sicuro non puoi crescere figli e lavorare allo
stesso tempo, la mamma brava stà a casa a far le torte e si occupa della casa, e
tante balle generalizzate che portano anche te a pensare che purtroppo non ne
uscirai viva: la conciliazione non esiste, te la devi modellare addosso a modo
tuo.
Comunque la Dragonessa non ha mai fatto torte
in vita sua – eccetto la leggendaria torta all'ananas che aveva la consistenza
del granito anche dopo due giorni a bagno nel latte – ma è una Madre con la M
maiuscola.
Va beh ma che stavo dicendo?
Forse come dice
la mia collega inglese incinta quando fa errori madornali o fa casino e
dimentica le cose: sono in preda anch'io della sindrome BABY BRAIN.
Io a lei
direi che mi è sempre sembrata afflitta più dalla sindrome CHICKEN BRAIN ma qui
mi fan notare che sarebbe un po’ sgarbato farglielo notare....
Parlavo del corso pre-parto certo...ero molto
scettica fino a poco tempo fa.
Si, insomma me ne avevano parlato tutte male:
Si, insomma me ne avevano parlato tutte male:
- La ex collega che sembrava capitata tra
integralisti dell’omeopatia (tra l’altro io mi sarei trovata benone lo stesso)
- La ginecologa che diceva sarebbe stata una
perdita di tempo per una che lavora (e in effetti 3 ore a settimana per 7 settimane
son davvero troppe se lavori)
- La cugina con 3 figli che me lo consigliava, ma
diceva anche che in fondo nella pratica non sarebbe servito a nulla.
No no invece serve a una cosa importante per me: serve a
placare la mia ansia, serve a darmi la vaga impressione di arrivare un po’
preparata all'esame.
E infatti come destino vuole: qual è la cosa
che più ti preoccupa dei prossimi mesi?
Rispondo sempre con sicurezza: il dolore
fisico.
Tema dell’incontro di ieri: il dolore.
EVVIVA!
Comunque nonostante le premesse sul tema, sono
contenta...almeno so che cosa succederà e posso contenere l’ansia entro certi
confini.
Devo dire tra l’altro che sono una vera
cagasotto: quasi nessuna ieri mi pareva spaventata quanto me.
Che dire d’altro? Le ragazze del corso sono
molto simpatiche, il gruppo è eterogeneo e questo mi piace davvero tanto: siamo 9 e tutte
diverse, con storie e Paesi di provenienza diversi.
Oltre all'ostetrica che tiene il corso c’è
anche la psicologa... mi pare una buona accoppiata: una pensa all'aspetto pratico, l’altra pensa all'aspetto metaforico.
Molto bello insomma, molto lavoro su di se e
devo dire anche: che occasione meravigliosa di autoanalisi sta diventando la
gravidanza....poveri maschi, ma davvero.
Quale invidia del pene? Questa fatica, questa
trasformazione, questo sapere di dover affrontare un esperienza enorme mi sta facendo bene, mi tira fuori di tutto, mi fa trovare soluzioni che non pensavo
di essere in grado di trovare.
Poi va beh .... ieri ho spaventato l’UM con i
racconti su cosa succederà il giorno del parto e mi piace sapere che anche lui abbia un compito in tutto questo, che mi dovrà fare da ancora per non andare alla
deriva.
Non è vero che i padri non hanno un ruolo.
Certo a noi è toccato quello
più faticoso, ma loro devono esserci e stare lì a fare il tifo, esserci e
comprendere, accogliere il dolore e dargli un altro nome e per un uomo forse non è così scontato, prenderci e
consolarci, amarci, starci vicino e basta e fare in modo che questo possa essere utile.
Ora mi commuovo.
Maledetti ormoni.
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