martedì 25 febbraio 2014

Scommettiamo che?

Alla fine non siamo partiti.
La triste verità è che ho preso l'influenza il giorno prima di partire.
Abbiamo tentennato fino all'ultimo sperando mi passassero i conati di vomito, abbiamo preparato le valigie, le abbiamo messe in macchina, abbiamo tentennato ancora mentre lottavo con i conati di vomito in ascensore, alla fine sulla strada per l'areoporto siamo tornati indietro.

Sconfitta dall'influenza.

Però credo sia stata una saggia decisione, nonostante la delusione ho pensato poi che forse doveva andare così e basta.
Ho pensato che a Lisbona deve esserci qualcosa che ci impedisce ogni volta di andare, sempre qualcosa che alla fine, dopo aver prenotato volo e soggiorno ci fa rimandare.
Stavolta abbiamo rimandato a Luglio.

Cosa succederà la prossima volta? Si accettano scommesse.




mercoledì 19 febbraio 2014

8 cose di cui avrei bisogno oggi

Un elenco di cose di cui avrei bisogno oggi.

Avrei bisogno che smettesse di piovere: non so se davvero sia così, ma ho la strana impressione che stia piovendo da tre mesi quasi senza interruzioni. Va bene abito nella Pianura Padana ma santo Dio c'è un limite a tutto!

Avrei bisogno di un nuovo lavoro, di reinventare me stessa e fare che ne so? La creativa. Ma che lavoro è? Ecco appunto. Che corsi dovrei fare? Si. Son confusa sul mio futuro, eppure ho 32 anni quest' anno (cacchio 32!!), qualcosa dovrei saperla su di me. Invece no.

Un PARTIME: è che son sicura che stò lavorando troppo, mi sembra di trascurare il pupo, vivere in ufficio tutte le mie ore di veglia, tornare a casa senza smettere di correre dalla porta dell'ufficio alla porta di casa e poi andare a letto. Passo le mie giornate così. Se ci penso mi intristisco ma non vedo alternative: io a casa dal lavoro ci son stata 9 mesi  di maternità con Pesciolino e stavo per suicidarmi (leggere il blog per credere) ma così senza vie di mezzo, non sono contenta lo stesso.

Vorrei vivere al caldo, possibilmente vicino al mare. La mattina alzarmi con calma, fare colazione, andare a fare una passegiata sulla spiaggia, perdere lo sguardo all'orizzonte, prendere il sole in riva al mare....ok, questa è fantascienza.

Vorrei avere tempo per me, per frequentare le amiche, per parlare di più con il mio Uomo Meraviglioso. Invece se ho tempo di lavarmi i denti è cara grazia. O tanta roba come si dice qui a Milano.

Un weekend tranquillo: partiamo noi tre per la prima vacanza fuori dalle "case di famiglia", portiamo Pescetto all'estero per la prima volta, andiamo a Lisbona per un fine settimana. Naturalmente son contenta, MA mi è scoppiato il panico pre-partenza: ci ammaliamo, sarà un disastro, l'appartamento che ho prenotatao fa schifo, Pesciolino ci farà impazzire in aereo, cosa gli facciamo mangiare a Lisbona, ci saranno gli omogenizzati? e avranno le lenzuola per il letto da campeggio? e che lettino ci daranno? lui dormirà (la risposta è sempre no, sappiatelo) e via col carosello di preoccupazioni.
Va tutto bene. RESPIRA. Va tutto bene. RESPIR...  non ce la posso fare.

Un chilo di gelato in cui affogare le mie stupide e infondate preoccupazioni (sono stupide e infondate, vero?)

Una settimana di vacanza per riprendermi dallo stress del weekend a Lisbona.




lunedì 10 febbraio 2014

Influenze

Ragazzino.
Si tu, bassetto di casa, bambino di un anno e un mese.
Proprio tu che ti muovi per casa come un furetto gattonando e non ne vuoi sapere di fare due passi due davanti a me e tuo padre (ma invece ne fai tre o quattro davanti alla tata, unica e sola testimone dei tuoi primi passi...mannaggia).
Pesciolino nostro.
Si, tu che ridi come un pazzo mentre fai una delle tue marachelle, come quando con quello sguardo da delinquente ti aggiri per la cucina e furtivamente apri lo sportello della dispensa che sai che non devi aprire e fai razzia di tutto quello che contiene e getti a terra ogni cosa con somma soddisfazione.
Tu che poi ti guardi attorno soddisfatto, urli per attirare la nostra attenzione e ridi di gusto davanti alla nostra faccia attonita.
Tu, piccolo delinquente che non sei altro, si tu, quello a cui abbiamo dovuto nascondere il martello di legno che ti avevano regalato perchè lo davi sui vetri delle finestre e su ogni cosa dal fragile aspetto che trovavi sul tuo cammino.
Tu piccolo unno che mentre sono in bagno la mattina e faccio la doccia, batti sulla porta che pare di avere un cinghiale la fuori, tanta la voglia di entrare a far danni.
Tu che stai sempre in piedi ma non ti stacchi dai mobili, e sembri uno scalatore in parete.
Amore di mamma, tu che mentre sei in braccio e ti indico delle cose o balliamo il tango stretti stretti, ogni tanto ti giri e avvicini quelle labbrucce aperte alle mie e il tuo modo dolce di dare baci mi fa andare in brodo di giuggiole.

Tu, piccolo esserino dai capelli ormai lunghissimi, perchè ogni volta che ho provato ad avvicinarmi con le forbici fai una faccia orripilata e ti tocchi i capelli sdegnato come a dire: " cosa diavolo stai facendo? questi mi servono tutti!"
Si proprio tu, che ti attacchi con foga alle nostre ginocchia e vuoi stare sempre in braccio, ma perchè poi? Perchè vuoi stare sempre in braccio? Chi lo sa perchè.

Tu, panzerotto che non sei altro: puoi per favore dire a tutti i microbi che ti stanno addosso in quest'ultimo mese e della quale proprio non riesci a liberarti, che noi tutti, tu per primo, saremmo anche stufi di averti con la febbre?

Saremmo proprio stufi di continuare questa ininterrotta serie di settimane con la febbre e poi col raffreddore e poi col mal di pancia e di nuovo mal di stomaco, che da quando è iniziato questo 2014 tua mamma è più serena ma tu non hai mai smesso di aver qualche problemino di salute?

Puoi dirlo tu a quei microbi malvagi che abbiamo già saltato il primo appuntamento col vaccino e che settimana prossima abbiamo il nuovo appuntamento e poi arrivano Giulia e Maurizio da Cagliari e tu non hai più voglia di stare male (e noi con te) e vuoi stare bene almeno per un mese di seguito senza interruzioni?

Grazie di cuore,
Mamma


lunedì 3 febbraio 2014

Madri (IM)perfette

Leggendo qua e la tra blog di mamme si incontrano persone che hanno vissuto la maternità a modo loro.
Ce ne sono tante che hanno vissuto la maternità come l'ho vissuta io: in maniera faticosa, affannata, isterica, assolutamente piena di contraddizioni. Con tantissimi sensi di colpa, con soffocamento, sentendosi sbagliate e tanto.
Anche fuori dalla rete è così, ma di persona credo si tenda a mitigare, per non sentirsi troppo giudicate, per non giudicarsi da sole.

Chi mi legge qui lo sa, nell'anno appena passato sento di aver deturpato solennemente il quadretto di poesia e amore che mi ero costruita mentre ero incinta, per non parlare del quadro surreale che mi ero fatta quando la maternità era un paesaggio lontanissimo.
Certo, da una distanza considerevole una può immaginare l'essere mamma come una cosa dolcissima, bella, preziosa, (e lo è infatti), fatta solo di occhioni a cuore e bambini che dormono e faccette buffe e tanto tanto amore (e non lo è però).

Una pubblicità insomma, resa ancora più falsa dai siti internet dedicati, dalla tv, dalla tua stessa madre che ha scordato tutta la fatica e il dolore nei 30 anni seguenti la tua nascita.
A me poi non ha aiutato essere una delle prime tra le mie amiche ad avere figli, non mi ha aiutatao non avere una famiglia numerosa con donne coetanee da frequentare per rendermi conto, seppur in minima parte, di cosa mi aspettasse.

Allora vado a rileggere a volte i post che scrivevo in questo blog mentre ero incinta, e mi faccio tenerezza da sola, e vorrei tornare indietro a fare quattro chiacchere con me stessa davvero, tanto per darmi una svegliata, tanto per non vivere la delusione.

Ma poi forse non avrebbe senso lo stesso.
Io ho una piccola considerazione da fare: e se fosse anche questo essere una mamma?

Se essere mamma significasse anche farsi milioni di menate, piangere da sola in bagno sperando che tutto questo sia solo un brutto sogno, strapparsi i capelli e affrontare il dolore e la fatica necessarie a crescere un altro essere umano?
Se essere mamma, una mamma perfetta (osiamo dai) , volesse dire anche affrontare il rifiuto (naturale e fisiologico) e passarci sopra?

Io credo che tutti i sensi di colpa che mi sono fatta finora, tutta la parte bella ma anche quella brutta, facciano parte del mio modo di essere madre e che la maternità vissuta serenamente e senza nessun tipo di rifiuto sia retaggio di poche, forse di nessuna, una specie di miraggio irraggiungibile.


PS: Questa considerazione parte da qui: http://www.ceraunavodka.it/come-sarebbe-stato/ , è il diario di una madre che un po' mi somiglia e un po' no, ma mi sembra che siamo tutte nella stessa barca in fondo.